Parrocchia di Poirino




TEMA: Resistere fiduciosi - in data: 18/03/2020

Dal libro del Deuteronomio 4,5
Quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?

L’autore di questo brano dell’Antico Testamento non poteva avere la minima idea di dove avrebbero portato quelle leggi e norme giuste che Dio sta facendo capire al popolo. Quella legislazione era per loro il segno della presenza di Dio nella storia.
Noi abbiamo molto di più: Dio non si è fatto solo legge. Si è fatto uomo. Questa è la nostra fede.
In questi giorni tristi l’inestimabile dono della fede tiene viva la speranza. Siamo preoccupati ma non distrutti.
Dal nostro battesimo scaturisce una misteriosa saggezza che rende indomita la speranza.
Siamo vulnerabili. Siamo nati mancanti. Non solo siamo stati costretti a percorrere un primo lungo arco della vita senza capacità di autonomia fisica e mentale ma ogni giorno dobbiamo faticosamente crearci il nostro essere: affrontare la fatica di vivere, di difenderci, di preservarci. Non troviamo nulla già pronto, a nostra misura. Dobbiamo inventarcelo. La realtà ci resiste. Se non impariamo ad adattarci e mantenerci sani, soccombiamo.
L’esperienza umana è anche però una continua offerta di occasioni, un inesauribile dischiudersi di potenzialità. Siamo costretti ad affrontare la fatica di “generarci” di nuovo, di portare a compimento ciò che abbiamo dentro solo in abbozzo. Questo desiderio di rinascere ogni giorno, di combattere, di non mollare, si chiama “speranza”. Si può anche chiamare “pienezza di vita”. Grazie a essa siamo creature dei nostri sogni, rinasciamo a ciò che non vediamo ancora, perseguiamo ciò che non possiamo verificare. La speranza è sostanza della nostra vita, il suo fondo ultimo. È la forza che ci fa sempre ricominciare. Vivere, rinascendo ogni giorno è la grazia e la regola battesimale. È anche la regola della chiesa che affronta i cambiamenti degli anni e delle epoche. Ed è giunta fino a noi. È la stessa speranza che avevano i poirinesi nella peste del 1630. È stata talmente forte la loro speranza che ne abbiamo un eco ancora oggi.
Per questo non ci scoraggiamo.