TEMA: 5° di quaresima - Messa - in data: 29/03/2020
Nel trambusto generale del lutto, Gesù è assolutamente tranquillo ma al tempo stesso profondamente umano davanti alla morte dell'amico, che gli strappa le lacrime.
Stupisce la commozione di Gesù. Un Dio che piange la morte dell’amico, che non nasconde i propri sentimenti, che non si vergogna di apparire umano, convince quanto il Dio che richiama in vita colui che è morto da quattro giorni.
Anche quelle lacrime sono un grande miracolo. Dopo questo momento di intensa emozione, ecco Gesù in un atteggiamento che rivela la sua straordinaria autorità. Coloro che erano venuti numerosi a consolare le sorelle del defunto, hanno creduto in Gesù.
Non è casuale il fatto che Giovanni annoti il dettaglio delle bende e del sudario. Egli annoterà anche con la stessa precisione che nel sepolcro di Gesù, trovato vuoto la mattina di Pasqua, le bende erano per terra, mentre il sudario era piegato in un luogo a parte. La contrapposizione è evidente: Gesù è veramente risorto; non deve più morire, è entrato nel mondo di Dio. Lazzaro invece morirà di nuovo: le bende e il sudario sono lì a ricordarlo. Il ritorno di Lazzaro alla vita mortale è solo un segno, una prefigurazione. La risurrezione di Gesù è il passaggio alla vita di Dio. Solo con Cristo il cerchio della mortalità viene definitivamente spezzato.
Nell’uso ebraico del tempo, il cerimoniale per consolare i familiari iniziava dopo la sepoltura e continuava per sette giorni. Gesù sembra voler arrivare di proposito “in ritardo”, soltanto per dare le condoglianze. Col suo comportamento, in apparenza contraddittorio, Gesù vuol indicare che la morte e la sofferenza non sono un segno dell’abbandono di Dio, ma rientrano in un progetto di salvezza. L’amore di Dio non è solo per alcuni (Lazzaro) ma è per tutti. Gesù prova dolore e tristezza ma non si ferma lì.
Sa vedere il significato della sua morte, di quella di Lazzaro e della nostra: un significato di redenzione e di risurrezione.
Davanti alla morte Gesù ci grida come al suo amico: Vieni fuori!
Si può essere morti anche prima di morire. Si può verificare anche quello stato di totale assenza di energia, di speranza, di voglia di vivere, davanti alla tragedia, dentro il lutto, nella paura, nell’incertezza assoluta.
Allora possiamo comprendere meglio quel comando di Gesù rivolto ai suoi discepoli: “Guarite gli infermi, risuscitate i morti” (Mt 10,8). C’è qualcosa che possiamo fare noi.
“Signore Gesù, che risuscitando Lazzaro da morte, hai rivelato d’essere venuto
perché gli uomini avessero la vita e l’avessero in abbondanza,
liberaci dalla morte che ci minaccia,
allontana dal mondo lo spirito del male, dell’egoismo e dell’inganno
e, per mezzo del tuo Spirito datore di vita,
comunicaci la fede, la speranza, la carità,
perché viviamo uniti a te e abbiano parte alla gloria della tua resurrezione. Amen