Parrocchia di Poirino




TEMA: Darsi da fare. L'attesa di Dio nel mondosecolarizzato - in data: 27/04/2020

Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». (Gv 6,29)

Dopo il fatto prodigioso dell’abbondanza e della condivisione, Gesù è di nuovo cercato. La gente vorrebbe come “mangiarlo”; lo vuole tutto e sempre per sé, in modo che l’evento straordinario possa essere ripetuto ogni giorno. Il miracolo la libererebbe così dall’ansia della precarietà e dell’incertezza, e anche dalla fatica del lavoro: avere il pane gratis!
Il bisogno soddisfatto senza fatica però crea dipendenza: è immediato cercare ciò che è facile e rifiutare la strada stretta (Mt. 7,13).
Il desiderio finché riesce, tenta di riprodursi sempre uguale.
Per diventare liberi occorre che ciò che soddisfa nell’immediatezza diventi segno di qualcosa che sta oltre. L’evento da solo non basta. La gratuità è necessaria per aprirsi alla vita ma se non diventa reciprocità, si rivela sterile.
Gesù rimprovera la folla per la loro “dipendenza”: si è saziata ma non ha colto il segno.
È stato Lui a volere l’evento straordinario perché era necessario a dare inizio alla dinamica della crescita, ma occorre non fermarsi lì. Per questo occorre darsi da fare (“Procuratevi non il pane che perisce”). La sovrabbondanza della vita (cioè la gratuità) di cui il pane moltiplicato è segno, mette in movimento tutto il percorso; ma dove sia il punto d’arrivo, la persona non lo sa se non obbedendo ai segni che lo portano al mistero di Dio.
I linguaggi più adatti per coltivare l’attesa religiosa nella società secolarizzata non sono ii concetti astratti e neppure il richiamo all’impegno o al senso del dovere. Sono piuttosto le occasioni d’incontro, di autenticità, di espressione di sé, cioè le esperienze che fanno spazio alle grandi domande umane, quelle che emergono nei momenti del dolore e della crisi, per esempio.
Il compito di una parrocchia che accetta la sfida culturale di oggi consiste nell’offrire stimoli, proposte, esperienze per coltivare in tutti l’attesa di Dio.