Parrocchia di Poirino




TEMA: Il pane della vita - in data: 28/04/2020

Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!» (Gv 6,32)

Il Mistero di Dio si dà solo attraverso la vita, quindi nella sua sovrabbondanza. Tuttavia non si conosce il Mistero semplicemente dai segni che lo rappresentano, poiché l’invisibile Presenza passa attraverso i segni ma trabocca, deborda in quantità infinita (è “vita eterna”).
Dio non è una suggestione, non è un’idea. È una presenza. Il rito religioso, che rende operante la Grazia, attesta che il Mistero non va cercato fuori della storia e che non è destinato alla mente (non è una verità che si pensa) ma alla persona, nella completezza delle sue dimensioni, dei suoi sentimenti e della sua capacità di decisione.
La presenza del Mistero che non è, però, definita dalla percezione del corpo né stabilita dalla ritualità religiosa, anche se non è leggibile senza di essi. Il ben-essere del corpo e la ritualità della celebrazione si realizzano solo nella contemplazione del Mistero che è la preghiera, quando essa è non abitudine esteriore e neppure pura pratica emozionale ma espressione sincera dell’adesione e delle libera risposta.
L’incontro con il Mistero (la fede) è il riconoscimento dell’appello della Trascendenza nella mediazione dell’interiorità emozionale e dei simboli liturgici (immanenza); è l’esperienza di una manifestazione reale del Mistero nella vita personale.
Solo quest’adesione esperienziale “conosce” dunque il significato vero del ben-essere della bell’età e la verità del rito che lo celebra).
Sarebbe riduttivo ritenere che siano i segni a fare conoscere Chi è il Mistero. Nessun segno potrebbe tanto se il Mistero non fosse già Presenza. L’Invisibile Presenza non è l’esito della mediazione (dell’evento emozionale, della sovrabbondanza della vita, della ritualità religiosa) che mai potrebbero produrre un’esperienza di adesione al Mistero.
Dio non è un concetto con cui si pensa di poter afferrare il Mistero e il rito non è un modo per impossessarsene ma è piuttosto il luogo e il tempo in cui lasciarsi afferrare dall’Invisibile Presenza che, nella preghiera, si dona ma anche sempre si sottrae.

COMUNIONE SPIRITUALE
Ai tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro e ti offro il pentimento del mio cuore contrito che si abissa nel suo nulla e nella tua santa presenza. Ti adoro nel sacramento del Tuo amore, l’ineffabile Eucaristia. Desidero riceverti nella povera dimora che ti offre il mio cuore; in attesa della felicità della comunione sacramentale voglio possederti in spirito. Vieni a me, o Gesù, che io vengo da Te. Possa il tuo amore infiammare tutto il mio essere per la vita e per la morte. Credo in Te, spero in Te, ti amo.