Parrocchia di Poirino




TEMA: S Giuseppe lavoratore. La spiritualità del lavoro - in data: 01/05/2020

La gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. (Mt 13,54)

Festa del lavoro, mezzo per la nostra sussistenza, fatica e creatività, santificato da Gesù, figlio del falegname, Figlio di Dio.
Il lavoro non è solo economia, quindi, è anche spiritualità.
La spiritualità del lavoro, nel suo significato cristiano, è la concreta sequela di Gesù Cristo nella nostra esperienza di lavoro. Seguire Gesù Cristo significa accettare di lasciarsi concretamente immergere nel mistero della sua morte e risurrezione, in tutto ciò che quotidianamente facciamo.
La spiritualità del lavoro è quindi il momento in cui la fede diventa vita, è l’impegno e la fatica quotidiana per la sostenibilità umana e per la pratica della giustizia e, per questo, per la testimonianza di fede.
Ogni persona aspira non solo a lavorare, ma a lavorare ad un livello di responsabilità e di creatività. Il lavoro può anche cambiare come significato oppure può assumere una diversa importanza in momenti diversi della vita. Resta però il bisogno della persona di agire, di essere immagine di Dio creatore.
La persona non è solo un fascio di bisogni di sopravvivenza ai quali la collettività potrebbe provvedere, anche senza il suo contributo. L’uomo è un creatore.
Ma attenzione: il progetto della creazione non gli appartiene. Non è padrone, è al servizio.
Diceva S. Weil: “I lavoratori hanno bisogno più di poesia che di pane. Bisogno che la loro vita sia una poesia. Bisogno di una luce di eternità. Solo la religione può essere la fonte di questa poesia. La schiavitù è il lavoro senza luce di eternità, senza poesia, senza religione. Era la grande sventura degli schiavi dell’impero romano”.

COMUNIONE SPIRITUALE
Ai tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro e ti offro il pentimento del mio cuore contrito che si abissa nel suo nulla e nella tua santa presenza. Ti adoro nel sacramento del Tuo amore, l’ineffabile Eucaristia. Desidero riceverti nella povera dimora che ti offre il mio cuore; in attesa della felicità della comunione sacramentale voglio possederti in spirito. Vieni a me, o Gesù, che io vengo da Te. Possa il tuo amore infiammare tutto il mio essere per la vita e per la morte. Credo in Te, spero in Te, ti amo.