Parrocchia di Poirino




TEMA: Il pastore buono. Ascoltare, conoscere, seguire - in data: 04/05/2020

Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.


Gesù parlava a gente semplice, gente del popolo, per lo più contadina, che capiva bene quindi il linguaggio metaforico del pastore e delle pecore.
Fare il pastore era, a quel tempo, un lavoro duro e disprezzato ma aveva le sue soddisfazioni. Tra l’essere umano e gli animali si può davvero instaurare una comunicazione. Ci si può in qualche modo “capire”. Gli animali, infatti, distinguono il loro padrone: ascoltano la sua voce, lo riconoscono e seguono ciò che lui dice.
S’instaura una specie di fraternità tra gli umani e animali. A Gesù questo realtà serva da metafora: come c’è una grande diversità tra un uomo e un animale, così c’è una distanza infinita tra noi e Dio. Eppure, come le pecore conoscono, ascoltano e seguono il loro pastore, così anche noi possiamo metterci in comunicazione con Dio. Non possiamo capire il mistero di Dio, ma possiamo entrare, con il dono della fede, in piena comunicazione con Lui. i tre verbi del brano evangelico descrivono proprio come s’instaura questa comunicazione, vera, reale, non metaforica. Ascoltare, conoscere, seguire.
Nella preghiera avviene un vero dialogo tra il credente e l’invisibile presenza divina. Nella liturgia vissuta con fede e partecipazione si ascolta Dio che parla!
Nella Bibbia il verbo “conoscere” significa più precisamente “amare”, sentirsi abitati da quella misteriosa presenza. Significa anche provare emozioni intense e autentiche perché Dio non è idea astratta o immagine sfocata e lontana. Dio è una persona, intima a noi stessi.
C’è poi il verbo “Seguire”, il più difficile, perché seguire Gesù può condurre alla croce. Strada bella quella di Gesù ma, come tutte le cose belle, difficile. L’Apocalisse lo esprime in modo drammatico, in un tempo in cui la fede poteva portare anche alla persecuzione. «Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide con il sangue dell’Agnello».
Viviamo un tempo di grande tribolazione: portata con Cristo, l’angoscia di questi giorni può diventare forza di ripartenza e di ritorno alla verità di Dio.

COMUNIONE SPIRITUALE
Ai tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro e ti offro il pentimento del mio cuore contrito che si abissa nel suo nulla e nella tua santa presenza. Ti adoro nel sacramento del Tuo amore, l’ineffabile Eucaristia. Desidero riceverti nella povera dimora che ti offre il mio cuore; in attesa della felicità della comunione sacramentale voglio possederti in spirito. Vieni a me, o Gesù, che io vengo da Te. Possa il tuo amore infiammare tutto il mio essere per la vita e per la morte. Credo in Te, spero in Te, ti amo