Parrocchia di Santa Maria Maggiore - Poirino

Tutta la comunità

è invitata alla celebrazione

Giovedì Santo

Giovedì 13 , nella chiesa di Tutte  alle ore 20,45

Programma della celebrazione:
TRIDUO PASQUALE
LA MESSA VESPERTINA DEL GIOVEDI’ SANTO
NELLA CENA DEL SIGNORE
44. «Con la Messa celebrata nelle ore vespertine del Giovedì Santo, la Chiesa dà inizio al Triduo pasquale e ha cura di far memoria di quell’ultima cena in cui il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, amando sino alla fine i suoi che erano nel mondo, offrì a Dio Padre il suo Corpo e Sangue sotto le specie del pane e del vino e li diede agli apostoli in nutrimento e comandò loro e ai loro successori nel sacerdozio di farne l’offerta».
45. Tutta l’attenzione dell’anima deve rivolgersi ai misteri che in questa Messa soprattutto vengono ricordati: cioè l’istituzione dell’eucaristia, l’istituzione dell’ordine sacerdotale e il comando del Signore sulla carità fraterna: tutto ciò venga spiegato nell’omelia.
46. La Messa nella Cena del Signore si celebra nelle ore vespertine, nel tempo più opportuno per una piena partecipazione di tutta la comunità locale. Tutti i presbiteri possono concelebrarla, anche se hanno già concelebrato in questo giorno la Messa del crisma, oppure se sono tenuti a celebrare un’altra Messa per il bene dei fedeli.
47. Nei luoghi in cui sia richiesto da motivi pastorali, l’ordinario del luogo può concedere la celebrazione di un’altra Messa nelle chiese o oratori, nelle ore vespertine e, nel caso di vera necessità, anche al mattino, ma soltanto per i fedeli che non possono in alcun modo prendere parte alla Messa vespertina. Si eviti tuttavia che queste celebrazioni si facciano in favore di persone private o di piccoli gruppi particolari e che non costituiscano un ostacolo per la Messa principale.
Secondo un’antichissima tradizione della Chiesa, in questo giorno sono vietate tutte le Messe senza il popolo.
48. Prima della celebrazione il tabernacolo deve essere vuoto. Le ostie per la comunione dei fedeli vengano consacrate nella stessa celebrazione della Messa. Si consacri in questa Messa pane in quantità sufficiente per oggi e per il giorno seguente.
49. Si riservi una cappella per la custodia del santissimo sacramento e la si orni in modo conveniente, perché possa facilitare l’orazione e la meditazione: si raccomanda il rispetto di quella sobrietà che conviene alla liturgia di questi giorni, evitando o rimuovendo ogni abuso contrario.
Se il tabernacolo è collocato in una cappella separata dalla navata centrale, conviene che in essa venga allestito il luogo per la reposizione e l’adorazione.
50. Durante il canto dell’inno «Gloria a Dio» si suonano le campane. Terminato il canto, non si suoneranno più fino alla Veglia pasquale, secondo le consuetudini locali; a meno che la conferenza episcopale o l’ordinario del luogo non stabilisca diversamente, secondo l’opportunità. Durante questo tempo l’organo e gli altri strumenti musicali possono usarsi soltanto per sostenere il canto.
51. La lavanda dei piedi, che per tradizione viene fatta in questo giorno ad alcuni uomini scelti, sta a significare il servizio e la carità di Cristo, che venne «non per essere servito, ma per servire». È bene che questa tradizione venga conservata e spiegata nel suo significato proprio.
52. Durante la processione delle offerte, mentre il popolo canta l’inno «Dov’è carità e amore», possono essere presentati i doni per i poveri, specialmente quelli raccolti nel tempo quaresimale come frutti di penitenza.
53. Per gli infermi che ricevono la comunione in casa, è più opportuno che l’eucaristia, presa dalla mensa dell’altare al momento della comunione sia a loro portata dai diaconi o accoliti o ministri straordinari, perché possano così unirsi in maniera più intensa alla Chiesa che celebra.
54. Terminata l’orazione dopo la comunione, si forma la processione che, attraverso la chiesa, accompagna il santissimo sacramento al luogo della reposizione. Apre la processione il crocifero; si portano le candele accese e l’incenso. Intanto si canta l’inno «Pange lingua» o un altro canto eucaristico. La processione e la reposizione del santissimo sacramento non si possono fare in quelle chiese in cui il Venerdì Santo non si celebra la passione del Signore.
55. Il Sacramento venga custodito in un tabernacolo chiuso. Non si può mai fare l’esposizione con l’ostensorio.Il tabernacolo o custodia non deve avere la forma di un sepolcro. Si eviti il termine stesso di "sepolcro": infatti la cappella della reposizione viene allestita non per rappresentare "la sepoltura del Signore", ma per custodire il pane eucaristico per la comunione, che verrà distribuita il venerdì nella passione del Signore.
56. Si invitino i fedeli a trattenersi in chiesa, dopo la Messa nella Cena del Signore, per un congruo spazio di tempo nella notte, per la dovuta adorazione al santissimo sacramento solennemente lì custodito in questo giorno. Durante l’adorazione eucaristica protratta può essere letta qualche parte del Vangelo secondo Giovanni (cc. 13-17).
Dopo la mezzanotte si faccia l’adorazione senza solennità, dal momento che ha già avuto inizio il giorno della passione del Signore.
57. Terminata la Messa viene spogliato l’altare della celebrazione. È bene coprire le croci della chiesa con un velo di colore rosso o violaceo, a meno che non siano state già coperte il sabato prima della domenica V di quaresima. Non possono accendersi le luci davanti alle immagini dei santi.

PREMESSA

In ordine alla Settimana Santa, nonostante il sentimento religioso, la messa del giovedì santo non è di maggior rilievo rispetto al triduo in senso stretto: venerdì, sabato e domenica. Non può essere considerata l’eucaristia per antonomasia perché questo carattere appartiene alla Veglia pasquale. È certamente da intendersi come il suo prologo, la sua profezia. Quindi il carattere della solennità lo si deve riservare alla Grande Veglia e alla domenica di resurrezione. Ciò nonostante la liturgia odierna è inserita nella dinamica pasquale, e le letture della Parola ci parlano della Pasqua. La cena di Gesù è rivolta alla Croce; e la Chiesa, in questo giorno santo, vede già la Croce alla luce della Risurrezione.
Se il cammino della quaresima ha il suo fine (e non la fine!) nel triduo pasquale, e propriamente nella Grande Veglia, il giovedì ne costituisce la soglia, che dall’austerità conduce alla gioia. Il giovedì, pertanto, dovrebbe rivestirsi di una certa sobrietà, nel rispetto di quella dinamica pasquale propria del Triduo.
Il messale romano, parlando dell’omelia, indica i grandi temi da sottolineare in questa liturgia: l’Eucaristia – il Sacerdozio – la Carità.
Due elementi da non dimenticare sono l’accoglienza degli oli san-ti, benedetti dal vescovo nella messa crismale, celebrata nella Settimana Santa; e la lavanda dei piedi, da inserire nella celebrazione In Coena Do-mini o durante l’adorazione che segue la liturgia eucaristica, in un luogo appropriato.
Per la lavanda dei piedi sarebbe significativo recuperare oggetti della nostra cultura: il catino e la brocca in ceramica bianca o in metallo smaltato, con il suo supporto; l’asciugatoi di tela ricamata, con le frange, che molti di noi custodiscono come ricordi preziosi e cari delle generazioni che ci hanno preceduto, possono rievocare bene il gesto del lavacro, di viva memoria, per quanti hanno vissuto la prima metà del secolo scorso. Questi elementi potrebbero essere disposti in un luogo opportuno (sopra un tappeto rosso) sin dall’inizio della celebrazione, per poi essere utilizzati nel rito della lavanda dei piedi.
Infine, è bene curare il luogo della reposizione che potrebbe essere utilizzato, il venerdì, per la deposizione della Croce. Se l’aula liturgica non consentisse la predisposizione del luogo della reposizione, si può utilizzare il luogo che abitualmente la comunità destina alla custodia eucaristica. Questa scelta potrebbe essere motivata dal fatto che il Signore Gesù si offre a noi tutto l’anno in questo sacramento, ma, oggi, il ricordarlo assume un significato tutto particolare. Allora i segni della solennità di questo luogo possono contribuire ad educare e celebrare questo grande mistero.
Ma non dobbiamo dimenticare che questa attenzione speciale all’eucaristia è propria del giovedì santo: non del venerdì, quando il posto centrale è occupato dalla Croce. A tale riguardo, il Messale esplicitamente ricorda che, dopo la mezzanotte del giovedì santo, si spengano le luci straordinarie e gli altri segni festivi della reposizione, lasciando quello che è normalmente davanti al tabernacolo. La comunità cristiana si dispone a celebrare la morte del Signore in un clima di maggior sobrietà.
L’accoglienza degli oli santi ci viene suggerita dal messale alla pag. 131. È bene che i vasi contenenti gli oli siano di significativa bellezza e dignità. Per sottolineare la specificità dei doni di grazia che gli oli portano si dispongano le ampolle, o i vasi, su singoli vassoi (eventualmente ornati da rami di olivo, facilmente reperibili dalla celebrazione della Domenica delle Palme) e singolarmente presentati e deposti sulla mensa dell’altare nei riti di introduzione. Per la monizione e il canto di accoglienza degli oli si veda la proposta del rituale qui di seguito.

Per l’arte floreale suggerirei una composizione discreta e ben cu-rata di rose rosse – spighe di grano – uva – tralci di vite o simili. Il colore bianco lo riserverei per la Veglia pasquale, segno di vita e di luce.

Un’ultima raccomandazione riguarda l’accoglienza dei fanciulli che partecipano nel tempo pasquale ai sacramenti dell’iniziazione cristia-na. Non è opportuno che, nonostante le buone intenzioni pastorali, in que-sto giorno si ammettano i fanciulli o ragazzi alla prima comunione. Ricor-diamo, se ce ne fosse il bisogno, che l’eucaristia è propriamente in rapporto con la domenica. Essa non è come semplice memoria della cena del Signore, bensì come memoriale della Pasqua. Le messe feriali sono un riflesso della celebrazione domenicale: figura del primo giorno della creazione, dove siamo invitati, al seguito di Cristo risorto, al passaggio dalla morte alla vita. La Conferenza Episcopale Piemontese così raccomanda nel Documento “La celebrazione dei Sacramenti”al n. 60:

Il tempo più opportuno per celebrare la messa di prima comunione è quello delle domeniche di Pasqua. È importante infatti che l’esperienza della messa di prima comunione sia intimamente collegata al giorno del Signore e all’impegno di abituale partecipazione all’assemblea domenicale. Contrasta evidentemente con tale principio la celebrazione della messa di prima comunione il 25 aprile e il primo maggio, quando questi giorni non cadono di domenica. Si ritiene anche decisamente inopportuno inserirla nella messa In coena Domini del giovedì santo, per non distogliere l’attenzione dei fedeli dalla ricchezza di significato proprio di questa celebrazione.

RITI DI INTRODUZIONE

Mentre si esegue il canto,( Il tuo popolo in cammino NCP 663 – In te la nostra gloria NCP 512 – Signore cerchi i figli tuoi NCP 725 – Come unico pane NCP 628 – Cristo Gesù Salvatore str. 1-4 e 7-8 NCP 633 – Sei tu, Signore, il pane NCP 719 – Vieni fratello NCP 760 – La dimora di Dio tra gli uomini RN 69; Celebriamo in spirito e verità, Paoline, p. 31 – Lo Spirito del Signore MeA 1980/32 – Popolo regale MeA 1986/58) processionalmente, il presidente e i ministri fanno il loro ingresso nell'ordine:
turiferario, crucifero con ceroferari, ministranti, diacono (in sua assenza un ministro idoneo) con l'evangeliario affiancato da due ceroferari, ministri con gli oli sacri, presidente. Si fermano in mezzo alla navata centrale i tre ministri con gli oli. Salito all’altare il presidente bacia e incensa la mensa. Poi attende presso l’altare con il turibolo fumigante. Un ministro introduce la presentazione degli oli. Il canto sottolinea la presentazione di ogni singolo vaso d’olio che procede per mano di un ministro che lo depone sull’altare. Durante l’acclamazione da parte dell’assemblea il sacerdote incensa l’altare e l’olio unicamente dal lato solito da cui presiede la liturgia eucaristica.

Ministro

L’olio che unge il corpo
rende visibile lo Spirito che agisce.
E questa azione dello Spirito nasce dalla Pasqua.
Per questo, si rinnova l’olio ogni anno.
Ogni anno, il vescovo,
prima di Pasqua, consacra l’olio del Santo Crisma,
che viene utilizzato nel Battesimo,
nella Confermazione
e nell’Ordinazione sacerdotale;
benedice l’olio dei catecumeni
e l’olio degli infermi.
Accogliendo gli oli,
benedetto nella Messa Crismale, in Cattedrale,
e con il quale celebreremo, lungo l’anno, i sacramenti,
con gioia e riconoscenza
acclamiamo al Signore:


L'assemblea:

A te, Signore la lode, a te il nostro canto;
a te, Signore, la gloria: tu ci ami e ci salvi.

Mentre il coro o un cantore canta la strofa appropriata, il ministro che reca l’olio corrispondente avanza verso l’altare, depone l’ampolla sulla mensa, si inchina in segno di venerazione all’altare e prende posto. Il presidente durante l’acclamazione dell’assemblea incensa l’altare e l’olio. Se fosse necessario riinfonde l’incenso, aiutato dal turiferario, perché il segno sia vero. Così per ogni olio, facendo attenzione che il Crisma sia centrale rispetto agli altri due oli che vengono presentati prima.

Ti presentiamo, Padre, il frutto dell’ulivo;
oggi consacrato* per tutti i catecumeni.
L’unzione con quest’olio rafforzi il loro passo;
giungano rinnovati al giorno del battesimo.

Ti presentiamo, Padre, il frutto dell’ulivo;
oggi consacrato* per tutti i sofferenti.
L’unzione con quest’olio conforti il loro corpo,
liberi il loro spirito dal male e dalla morte.

Ti presentiamo, Padre, quest’olio profumato;
oggi consacrato* per tutta la tua Chiesa.
L’unzione con il Crisma santifichi i tuoi figli;
doni salvezza e grazia a quanti in te confidano.


MONIZIONE INTRODUTTIVA


Fratelli e sorelle carissimi,
con questa liturgia della Cena del Signore
noi entriamo nel Triduo pasquale
per partecipare al mistero della passione,
morte e risurrezione
di Gesù Cristo nostro Salvatore.

Questa è la sera in cui il Signore
si è manifestato quale servo di Dio
lavando i piedi ai suoi discepoli.
Questa è la sera in cui il Signore
ha lasciato nell'Eucaristia
il memoriale della nuova Alleanza.
Questa è la sera in cui il Signore
ha dato il comandamento nuovo
e ha pregato per l'unità dei credenti in lui.


Rivivendo le parole e i gesti del Signore Gesù
noi vogliamo partecipare dei suoi pensieri,
dei suoi sentimenti e del suo amore
che ci ha portato la salvezza.

Disponiamoci dunque
a celebrare il mistero della fede e dell'amore
chiedendo il perdono dei peccati
e la purificazione del cuore.

ATTO PENITENZIALE

Al termine della monizione introduttiva, dopo una breve pausa di silenzio, il presidente o un ministro presenta le invocazioni:

Gesù, Signore e Maestro,
sacerdote eterno e vittima senza macchia,
Tu hai donato la tua vita per l'uomo peccatore.
Noi ti invochiamo.

L'assemblea:

Kyrie, eleison.

Cristo,
Salvatore e Redentore,
Tu ci insegni l'umiltà del servizio
e l'amore senza misura.
Noi ti invochiamo.

L'assemblea:

Kyrie, eleison.

Signore,
servo umile e sofferente,
Tu hai riconciliato la terra e il cielo
nel tuo sangue versato per noi.
Noi ti invochiamo.

L'assemblea:

Kyrie, eleison.
Il Presidente conclude l'atto penitenziale:

Dio onnipotente
mostri a noi la sua misericordia,
ci doni il perdono per i nostri peccati
e ci guidi alla vita eterna.

Amen.

Il presidente, la schola e l'assemblea cantano il Gloria acclamando a Dio e a Cristo Signore. Durante il canto dell'inno si suonano le campane. Il Presidente conclude i riti di introduzione con la seguente

ORAZIONE COLLETTA

Presidente

Preghiamo.

Tutti si raccolgono in un breve istante di preghiera silenziosa.

O Dio,
che ci hai riuniti per celebrare la santa Cena
nella quale il tuo unico Figlio,
prima di consegnarsi alla morte,
affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio,
convito nuziale del suo amore,
fa' che dalla partecipazione a così grande mistero
attingiamo pienezza di carità e di vita.

Per il nostro Gesù Cristo che è Dio
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA

PRIMA LETTURA
Es 12, 1-8. 11-14

SALMO RESPONSORIALE
Sal 115/116

Si può cantare uno dei seguenti:
Ps 22 – Il Signore è il mio pastore NCP 88 – 89
Ps 33 – Benedirò il Signore in ogni tempo NCP 101 – 102
Ps 94 – Venite esultiamo al Signore NCP 117 – 118 con il ritornello “Venite, adoriamo il Signore fatto cibo per noi”. Ma se il salmo viene letto si potrà cantare come ritornello l’antifona del già citato salmo 22 oppure “Sei il mio pastore” NCP 90
Infine, “Prenderò il calice” in Salmi e cantici spirituali di D. Machetta

SECONDA LETTURA
1Cor 11, 23-26

VANGELO
Gv 13, 1-15

Tra le acclamazioni al Vangelo segnaliamo NCP 275 che riporta il versetto proprio; anche il 288 con la strofa 4.

Il diacono, dopo aver ricevuto la benedizione dal presbitero, af-fiancato dai due ceroferari e preceduto dal turiferario, si reca all'altare dove prendendo l’Evangeliario apre, con i ceroferari e il turiferario, la processione verso l’ambone. È bene che la processione sia enfatizzata da un tragitto che non risenta della funzionalità di raggiungere in fretta l’ambone.
Si acclama alla Parola prima e dopo la proclamazione. Le can-dele vengono poi riposte ai lati della mensa. Segue l'omelia.
LAVANDA DEI PIEDI

Dopo l'omelia, il presidente procede alla lavanda dei piedi.
Perché questo gesto continui ad essere autentico e profetico, impegnando la nostra vita come “dono per gli altri” (ciò che comporta l’eucaristia!), è bene che si scelgano rappresentanti della comunità che già sono impegnati nelle espressioni varie di impegno verso i poveri della co-munità e del territorio. Di fatto questo gesto risulta prossimo all’offertorio, dove, oggi in modo tutto particolare, la Chiesa condivide i doni con i poveri (specialmente quelli raccolti nel periodo quaresimale, dalle varie iniziative di carità).
La lavanda dei piedi non è e non può ridursi ad un’imitazione dell’agire di Cristo: pertanto non è opportuno riprodurre nel numero i do-dici apostoli!
Durante la lavanda dei piedi si può eseguire un canto improntato al tema della carità e della comunione fraterna: Ubi caritas et amor NCP 755 o la nuova versione di Taizè – Amatevi fratelli NCP 611 – Com’è bello NCP 626 – Quando venne la sua ora NCP 704 – Con amore infinito di A. Parisi in Settimana Santa, Ed. Paoline. Molto opportunamente si potrà anche scegliere di eseguire solo musica strumentale così da sottolineare maggiormente il gesto liturgico che si sta compiendo.
In entrambi i casi si suggerisce di intercalare la lettura delle anti-fone riportate dal messale (pagg. 136 – 137) o di alcuni versetti tratti dalle letture della messa o da testi adatti al tema.

Alla sede, o alla credenza (mai sull’altare!), il presidente depone la casula e riceve il grembiule, e con l'aiuto del diacono e di un ministro procede alla lavanda, versando dell'acqua sui piedi e asciugandoli. Risalito in presbiterio si lava le mani, depone il grembiule e indossa la casula.

Si omette la professione di fede.

La messa prosegue con la Preghiera universale.

Al termine della preghiera universale si rimuovono dall'altare i tre vasi degli oli sacri e si portano alla credenza.

PREGHIERA UNIVERSALE


Il Presidente introduce la preghiera universale:

Giunta l'ora di passare da questo mondo al Padre
il Signore Gesù ci ha lasciato
il testamento del suo amore
nell'umile gesto della lavanda dei piedi
e nel dono supremo dell'Eucaristia.
Consapevoli che il Padre
ha posto tutto nelle sue mani,
rivolgiamo a lui la nostra supplica,
e insieme cantiamo.

Il cantore
Te rogamus audi nos
Exadi nos, exaudi nos.


Il Presidente conclude la preghiera universale con la seguente

ORAZIONE:

Padre santo e fedele,
accogli le preghiere della tua Chiesa
che si uniscono all'intercessione di tuo Figlio:
e donaci il tuo Spirito santo,
affinché possiamo seguire l'Agnello pasquale
nel cammino che porta a te
nel Regno eterno.
Per Cristo nostro Signore.

Assemblea
Amen.

INTENZIONI


1.
Dio d'amore,
sostieni il Papa, i Vescovi, i Presbiteri, i Diaconi
e quanti svolgono un ministero nella Chiesa:
guardando a Cristo, Pastore che offre la sua vita,
annunzino fedelmente l'Evangelo agli uomini
ed edifichino la comunità cristiana
in tempio santo dello Spirito.


2.
Dio di misericordia,
che guidi il tuo popolo nel deserto
sul cammino verso la libertà:
fa' che tutti i fedeli battezzati,
ricordando la loro vocazione ad essere popolo santo,
abbiano un comportamento irreprensibile
tra gli uomini
e siano riconosciuti,
per il loro reciproco amore,
discepoli di Cristo, tuo Figlio.


3.
Dio-Libertà e Bellezza,
che ci chiami a seguire la tua Parola,
apri i cuori e le menti di giovani e ragazze,
perché una nuova fioritura di sante vocazioni
mostri la fedeltà del tuo amore,
e tutti possano conoscere Cristo,
unico salvatore dell'uomo.

4.
Dio della vita,
Tu hai sconfitto la morte,
Tu hai liberato il cosmo dal potere del male:
dona ai nostri fratelli defunti
la gioia di contemplare la tua gloria
nella luce che non conosce tramonto.


5.
Dio della pace,
sostieni la nostra comunità
e rendila una sola famiglia:
contemplando il mistero della morte
e della risurrezione del tuo Figlio,
sia testimone fedele e credibile del tuo Amore,
e cammini sulla via dell'umiltà nel servizio,
e alla luce della verità che rinnova e rende liberi.



LITURGIA EUCARISTICA

OFFERTORIO

La presentazione dei doni sottolinea, in questa celebrazione, l’offerta per i poveri. Se ci si organizza con diversi cestini di raccolta, mentre si accolgono le offerte in denaro da parte di più ministri, un rappresentante della Caritas parrocchiale potrebbe esporre, con un breve e studiata monizione, iniziative di servizio fraterno che nella comunità o nella diocesi si vogliono portare a compimento con il contributo di tutti. Quando i cesti sono giunti al fondo dell’aula liturgica, con il pane ed il vino vengono portati all’altare avanzando nella navata centrale. Durante la raccolta è possibile suonare un preludio al canto offertoriale che accompagnerà la processione dei doni, il rendimento di grazie e l’incensazione delle offerte, dell’altare/croce e dell’assemblea. Un canto possibile potrebbe essere Come incenso di A. Parisi in Cristo, ieri, oggi e sempre, Ed. Paoline. Oppure dal repertorio Nella Casa del Padre: Dov’è carità e amore 639 – O Signore raccogli i tuoi figli697 – Salga da questo altare 309.


PREGHIERA EUCARISTICA

Possibilmente si usi il Canone Romano. Si curi il canto del Sanc-tus. Durante questa acclamazione i ceroferari, il turiferario ed un ministro che reca la navicella dell’incenso si preparano per portarsi presso i gradini del presbiterio, davanti all’altare. Terminato il canto del sanctus, i ministri si avviano e, raggiunto il presbiterio, davanti all’altare, genuflettono. Il turiferario e il ministro con la navicella dell’incenso stanno nel mezzo tra i ceroferari. Si infonde l’incenso nel turibolo. Poi si attende la consacrazione. Alla prima elevazione del pane eucaristico il turiferario incensa per tre volte il Santissimo Sacramento, che resta osteso sino al termine dell’incensazione. All’elevazione del calice del vino consacrato nuovamente il turiferario incensa per tre volte il Santissimo Sacramento, che resta elevato per la durata intera dell’incensazione. Con l’anamnesi (Ogni volta che mangiamo… NCP 333 – 334) i ministri di fronte all’altare si alzano e ripongono al loro posto i ceri e l’incenso.
L’Amen della dossologia conclude la preghiera eucaristica con la solennità dell’acclamazione (NCP 338 –349)


RITI DI COMUNIONE

Il segno di riconciliazione fraterna è accompagnato da un preludio gioioso che si risolve nella proposta litanica dell’Agnello di Dio, che mai deve fare da cornice allo scambio della pace. Dovunque sia possibile senza inconvenienti è bene distribuire la comunione sotto le due specie. Durante la comunione si possono cantare dal repertorio NCP: Ecco l’uomo 511- Amatevi fratelli 611 – È giunta l’ora 642 – Mistero della cena 678 – Molte le spighe 679 – O Gesù tu sei il pane 692 – Pane vivo, spezzato per noi 699 – Quando venne la sua ora 704 – Venuta l’ora 757 – Pane per noi spezzato 812.
Da “Grideranno le pietre” di D. Machetta: Cenacolo.

Terminata la distribuzione della comunione, si lascia sull’altare la pisside con le particole per la comunione del giorno seguente; il diacono o ministri idonei, alla credenza, purificano i vasi sacri. Poi preparano l’incenso e i ceri per la processione del Santissimo Sacramento.
La messa si conclude con l’orazione dopo la comunione, alla sede.

ORAZIONE DOPO LA COMUNIONE

Presidente

Preghiamo.

Tutti si raccolgono in un breve istante di preghiera silenziosa.


Padre onnipotente,
che nella vita terrena ci nutri
alla Cena del tuo Figlio,
accoglici come tuoi commensali
al banchetto glorioso del cielo.
Per Cristo nostro Signore.

Assemblea

Amen.
REPOSIZIONE DEL SANTISSIMO SACRAMENTO

I ceroferari si portano presso l’altare e, presi i candelabri, si inginocchiano presso l’altare, voltati verso il Santissimo Sacramento. Il presbitero, accompagnato dai ministri che recano il turibolo e la navicella, si porta ai piedi dell’altare, infonde l’incenso, genuflette e incensa per tre volte il Santissimo Sacramento. Poi tutti si alzano e il sacerdote sale all’altare. Riceve il velo omerale e prende la pisside; accompagnato dai ceroferari discende verso la navata centrale. Apre la processione il crucifero, che incede solo.
Seguono il turiferario, il presbitero con i due ceroferari accanto.
Intanto si canta l’inno Pange lingua NCP 608 con le melodie 605 – 607 – 609 (eccetto le ultime due strofe) o un altro canto adatto:
Sempre dal repertorio NCP: Tu fonte viva 740 – Per il tuo corpo 813.

Giunta la processione al luogo della reposizione, il sacerdote ri-pone la pisside; quindi pone l’incenso nel turibolo e, in ginocchio, incensa il Santissimo Sacramento, mentre si canta il Tantum ergo sacramentum. Chiude poi il tabernacolo o la custodia della reposizione.

Dopo alcuni istanti di adorazione in silenzio (!), il sacerdote e i ministri si alzano, genuflettono e ritornano in sacrestia.

Segue la spogliazione dell’altare e di tutti i segni della festa: fiori, drappi ornamentali dell’ambone,si spengono le luci straordinarie,…
Durante le ore del giovedì che rimangono, è molto conveniente che, tanto personalmente come comunitariamente, si preghi un po’ di tempo davanti al Signore Eucaristico.
Rimandiamo ancora alle premesse e ai documenti del magistero per quanto riguarda la sobrietà che deve caratterizzare il luogo ed il clima dopo la mezzanotte del giovedì santo. La comunità cristiana si dispone a celebrare e meditare il mistero della passione e croce del Signore.

Sono richiesti 3 lettori e 10 accoliti o ministranti


Servono alcuni oggetti: